Il treno dei bambini – Viola Ardone

Ho tenuto questo libro sulla mensola ben 10 mesi prima di leggerlo. Non so perché ma temevo che mi avrebbe fatto soffrire leggere una storia di abbandono. Invece non è stato così.

Non che sia un libro facile, ma i fatti narrati sono vissuti e raccontati dal punto di vista di bambini di Napoli di 7 anni. Bambini dei rioni più poveri che hanno imparato fin da subito cosa voleva dire cavarsela da soli.

“Io pure sono ignorante, anche se dentro al vicolo mi chiamano Nobèl perché so un sacco di cose, nonostante che a scuola non ci sono più voluto andare. Imparo in mezzo alla via: vado girando, sento le storie, mi faccio i fatti degli altri. Nessuno nasce imparato.”

La storia è ambientata nel 1946, quando il protagonista Amerigo lascia il suo rione a Napoli -e sua madre- per salire su un treno che lo porterà a Nord. Lì, insieme ad altre migliaia di bambini del Sud Italia, trascorrerà un periodo della sua vita, grazie ad un’iniziativa del Partito Comunista per togliere i piccoli dalla povertà dilagante. Il bambino scoprirà un altro mondo di vivere, non fatto più di sole rinunce ma dove lui può vivere l’infanzia, andare a scuola, imparare. Una vita più facile, apparentemente, anche se poi nel buio della sua camera, è la sua mamma che ricorda prima di addormentarsi.

E’ un racconto che partendo dalla semplicità di un bambino, racconta di situazioni di disagio attuali anche oggi; dell’amore di una mamma che la vita non le ha risparmiato nulla e non sa come manifestare il suo amore. Parla anche della solidarietà, di come a volta alcuni incontri deviino – come Angeli – la vita di chi li incontra.

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