Un romanzo splendido questo di Celeste Ng. Una storia che racconta l’universo di una famiglia alle prese con una diversità che pesa, una diversità mai accettata completamente che mette i protagonisti sempre in una posizione sbilanciata. Un libro che parla di lotta per l’emancipazione femminile nell’America degli anni Settanta, di aspettative, di responsabilità, di sogni e scelte difficili. La fotografia di una famiglia apparentemente diversa da tutte le altre, ma che proprio nell’affrontare le prove della quotidianità si rivela essere identica alle altre, rivelando il lato più fragile di ciascuno di noi.
La storia, è l’incubo di ogni genitore: la scomparsa – e morte – della figlia. È una mattina come tutte le altre a casa della famiglia Lee. La cittadina del Midwest in cui abitano si sta svegliando e tutto sembra identico a se stesso. Marilyn ha già preparato la colazione per i suoi tre figli: l’amata Lydia, la piccola Hannah e il giovane Nath. Suo marito James, di origini cinesi, insegnante all’università, sta andando al lavoro dove lo aspettano gli elaborati dei suoi studenti. Lydia però a differenza di tutte le mattine non è scesa per colazione: anzi, dopo un rapido controllo si scopre che la ragazza non è proprio rincasata. La macchina è parcheggiata fuori, anche se non è riuscita ancora a prendere il foglio rosa sa comunque guidare. In camera non c’è, il letto è rifatto con cura, il suo zaino è nella stanza, ma di lei nessuna traccia. Le sue cose sono dove devono essere, non manca niente. Lo sgomento si diffonde ben presto, un simile comportamento non è da lei, sedicenne studentessa modello con un futuro radioso davanti a lei, amata da tutti, figlia, sorella, amica, ragazza perfetta. Ma non tutto è quello che sembra e quando nel giro di poco tempo arriva la notizia del ritrovamento del suo corpo senza vita nel vicino lago, tutto cambia di prospettiva.