Diciamo la verità. Su questo libro non sono obiettiva, perché conosco l’autrice Lucia Ravera e anche la protagonista, Francesca Settimi, una ragazza che conobbi negli anni del liceo e della quale ho sempre conservato un ottimo ricordo. Era una di quelle persone che ti colpiva subito, molto solare, chiacchierona (come me), giocava a pallavolo da professionista, altissima e molto simpatica. Quando ho scoperto che il libro parlava di lei, l’ho comprato subito e letto immediatamente. Andrò anche alla presentazione l’8 marzo, alle 18.00, all’Università Cattolica di Milano, perché voglio su quel libro le firme di entrambe, di Lucia e di Francesca.
A prescindere da queste note personali, è un libro che si fa leggere e che nonostante la storia difficile della protagonista, non è mai drammatico. C’è sempre della positività di fondo, che è poi quella che domina in Francesca. Io mi sono chiesta se ce l’avrei fatta a sopportare quello che ha vissuto lei. La mia risposta è che non lo so. Certo è che devi amare molto la vita, avere fiducia in essa, per affrontare in modo così determinato i 25 interventi subiti.
E’ una lettura che non è mai angosciante perché Francesca si aggrappa a stimoli sempre nuovi. Mi ha colpito per esempio quando andò a Parigi a studiare alla prestigiosa scuola di cucina Cordon Bleu (mi ha ricordato il film Sabrina con Audrey Hepburn) alla vigilia di un ennesimo intervento. Ecco quella forza d’animo è un esempio per chi legge, perché per citare Leonard Cohen “C’è una crepa in ogni cosa, e da lì entra la luce”.